sensazioni di volo in pendio

La Pira 2016, sensazioni di volo in pendio

La meraviglia e le sensazioni di volo in pendio
E’ l’alba. Mi sveglio dopo una nottata sotto le stelle molto più luminose e, apparentemente, molto più vicine che in città, perché sono in una località a 2160 metri di quota priva di inquinamento luminoso.
Sono intorpidito: ho cercato di dormire, più che dormito, in tenda, su un materassino a cui non sono più abituato. E’ il 3 di luglio, la temperatura è freddina considerando il periodo dell’anno: pochi gradi sopra lo zero.
Scruto il cielo e cerco di prevedere che tipo di giornata mi sarà regalata. Accanto a me alcune tane sono l’unica testimonianza della presenza delle marmotte che si sono fatte vedere ieri, in serata, sui crinali circostanti e con i loro rumori hanno movimentato la nottata rendendola ancor più insolita, quasi fantastica per uno come me, abituato ad abitare in una città frenetica dove il sonno è disturbato da sirene di ambulanze ed auto della polizia e dallo sferragliare dei tram.
I modelli dei miei alianti hanno riposato accanto a me, pronti ad essere lanciati per librarsi tra questi spazi circondati da cime in parte ancora innevate; sembrano quasi fremere impazienti: “Allora cosa aspetti? Noi siamo pronti! Ci hai preparati con cura, hai dedicato ore ed ore a costruirci assemblando i vari componenti, a collaudarci, a bilanciarci e adesso perdi tempo a scrutare il cielo?”. Non è ancora ora. Con pazienza bisogna aspettare che il sole riscaldi il fondovalle e che l’aria, in tal modo, cominci a spostarsi verso l’alto, dove siamo noi, creando quelle correnti ascensionali che permetteranno ai modelli di librarsi in volo senza necessità di alcun tipo di propulsore.
Nel frattempo posso prepararmi una buona colazione. A questa quota e dopo una simile nottata una bevanda calda e qualche fetta di pane avanzato ieri con un po’ di marmellata mi sembrano un cibo paradisiaco, degno del miglior chef.
Intanto il piccolo accampamento si sta lentamente rianimando. Chi si stiracchia, chi, come me rivolge uno sguardo indagatore verso il cielo in cerca di favorevoli presagi, chi, più laborioso, raccoglie le attrezzature utilizzate per la notte preparando la tenda per le esigenze diurne: a questa quota gli alberi non crescono e, quando il sole sale all’orizzonte, uno spazio in ombra si può rivelare un prezioso ristoratore.
Nel frattempo cominciano ad arrivare altri modellisti che hanno trascorso la notte negli alberghi della zona o provengono direttamente dalle città più vicine. E’ una strana processione. Le figure che avanzano sui prati sono tutte caratterizzate da propaggini voluminose trasportate a spalla o in mano.
Traspare una certa leggerezza, nonostante le dimensioni talvolta notevoli: sono i modelli degli alianti opportunamente scomposti per il trasporto. Anche loro paiono impazienti di assumere la forma definitiva per potersi, appena le condizioni lo permetteranno, godere, da posizioni panoramiche privilegiate, lo spettacolo di queste valli incantevoli, volgendo lo sguardo per chilometri su una natura incontaminata ed estremamente varia: boschi, radure, fumanti baite in cui i pastori preparano il cibo e trasformano il latte prodotto dalle loro vacche in prelibati formaggi, vanto di queste vallate.
Tra un commento tecnico, qualche battuta scherzosa e qualche comune ricordo di precedenti avventure si giunge all’ora di pranzo.
Gli organizzatori dell’evento hanno predisposto la distribuzione di una polenta con spezzatino, toma e fontina. In altri momenti mi sembrerebbe un banale piatto ma qui … è un’altra cosa. I sapori sono esaltati, l’aria rarefatta ed i profumi dell’erba e dei fiori di questi prati fanno da degno condimento e l’appetito è tanto.
Le fettucce poste il giorno prima cominciano a segnalare la presenza di movimento d’aria. Una certa euforia serpeggia tra i presenti. Chi ha i modelli muniti di motore ausiliario li lancia per saggiare le condizioni e poter valutare la possibilità di utilizzare gli alianti. Ci siamo: è l’ora. Via, via, i modelli vengono lanciati verso la vallata e l’aria, unita alla perizia dei piloti, solleva, quasi per incanto, queste figure leggere verso quote più alte.
I più bravi si cimentano in evoluzioni elaborate, altri si accontentano di librarsi in volo cercando i punti più favorevoli da sfruttare per guadagnare quota. In breve il cielo è pieno di multicolori presenze che silenziosamente si stagliano su fondali colorati dal bianco delle nevi, dal blu intenso del cielo e da ogni sfumatura di verde dei prati e dei boschi di conifere.
Ogni tanto un pilota fa passare il suo modello vicino alla zona dove sono radunati gli altri piloti ed allora un sibilo intenso squarcia il silenzio rivelando una velocità di navigazione elevatissima. Le soste servono solo per cambiare modello e far riposare la vista ed i muscoli del collo dei piloti. Ancora commenti sui voli e sulle caratteristiche degli alianti e poi via per un altro volo nei cieli valdostani.
Una coppia di aquile, probabilmente incuriosite da tanto movimento negli spazi aerei del loro territorio, si affacciano furtivamente, quindi inseguono e rincorrono i modelli più performanti, vedendo forse in loro temibili concorrenti. Verificata la loro natura inorganica abbandonano sdegnosamente il cielo affollato lasciando libero il campo a queste strane creazioni avulse dal contesto ambientale in cui solitamente esse regnano sovrane.
Come tutte le cose belle anche la giornata volge al termine. Occorre preparare i modelli per il trasporto, almeno quelli che sono tornati a terra sani e salvi. Qualcuno ha avuto disavventure di volo o atterraggi un po’ troppo energici e a tornare a casa sono i tronconi delle fusoliere e delle ali che, nelle mani dei loro costruttori, dopo un paziente restauro, quasi emuli dell’Araba Fenice, torneranno a volare nelle prossime occasioni, ma per ora giacciono penosamente scomposti e sfigurati accanto ai colleghi che, al loro cospetto, paiono tronfi e fieri dei loro successi.
E’ l’ora dei saluti, dei ringraziamenti ma, soprattutto, della reciproca intenzione di ritrovarsi in altri luoghi o l’anno prossimo nella stessa località a godere di analoghe, forti emozioni e riassaporare le felici sensazioni provate oggi.
Questo è la meraviglia del volo in pendio.

Claudio M